In occasione dell’art week torinese, venerdì 1 novembre a partire dalle ore 10 la Pinacoteca Agnelli (FIATCafé500) ospiterà il talk dedicato al mio libro Giobatta Meneguzzo. Mi sono tanto divertito! edito da Allemandi. Insieme all’art advisor Domenico Filipponi, ripercorreremo la vicenda di Giobatta Meneguzzo, focalizzando l’attenzione sulla sua qualità di collezionista e riflettendo sui cambiamenti intervenuti nel sistema dell’arte dagli anni Sessanta del Novecento ad oggi. Con l’occasione verrà presentata anche l’edizione speciale del libro in tiratura di 150 copie, con copertina d’artista realizzata da Michael Fliri (Tubre, 1978).
L’opera dedicata al volume volutamente gioca con la fluidità di un’immagine fotografica creata con una combinazione di acqua, luce e lastre riflettenti, i cui contorni tendono a spargersi e dissolversi sulla superficie. Fedele alla propria ricerca, che insiste sui temi dell’identità, della dualità e della trasformazione, l’artista mette in scena l’universo del cangiante. Ma definire l’identità significa, a ben vedere, definire ciò che sta nel mezzo, nello spazio interstiziale tra categorie pre-esistenti, vuol dire descrivere l’ibrido, per sua natura abitante della terra di nessuno. Inscritto in questo quadro, il volto così rappresentato diventa strumentale e critico a tradurre la metamorfosi in un metodo capace di generare forma, generando una visione antropomorfica e zoomorfica delle cose che, scomponendo i tracciati e alterando i segni, conferisce alla superficie un’armoniosità ambigua.
Del resto, solo la geografia dell’informe avrebbe potuto catturare l’intima natura di Giobatta. Uomo riluttante ai codici prestabiliti, uno che amava arrischiarsi, sperimentare, esplorare, errare, che ha inteso scrivere la sceneggiatura della sua vita in libertà, secondo le categorie della spontaneità e della curiosità. Personaggio dall’identità fluida e malleabile, ha sempre accettato, perfino desiderato, la coesistenza dentro di sé di frammenti anche divergenti. Il volto diventa allora il simbolo di tutto ciò che il protagonista di questa storia ha portato con sé come presupposto della sua vita: sintesi di realtà esterna e interna, corporea e mentale, emotiva e sociale. E racconta la biografia di un avventuroso semionauta il cui agire puntiforme si è sempre mosso a zig zag tra caos e cosmo, prediligendo l’inciampo, le vie di fuga, le traiettorie inusuali.
La base, creata da Fliri con la ripetizione seriale di mattoncini assemblati (sono quelli dell’azienda danese LEGO), rimanda alla dimora di Giobatta Lo Scarabeo sotto la foglia, dove la successione programmaticamente ordinata di piastrelle di ceramica bianche, che definiscono gli interni, si presenta anche come un’operazione di azzeramento, di riduzione agli elementi primari del linguaggio decorativo. Ma è altresì riconducibile al ritmo della vita contadina, scandita dalla successione rigorosa e ineludibile delle stagioni e all’attività di geometra caratterizzata da precisi esercizi di progettazione, operazioni topografiche e misurazioni. Quella ha permesso a Meneguzzo di agire un ruolo attivo e significativo nel processo di rimodernamento del cuore cittadino di Malo, con interventi di sobria originalità, come li apostrofava il suo amico scrittore Luigi Meneghello. A fare da contrappunto a un ideale «luogo geometrico», c’è una sagoma vagamente umana creata secondo una «metodologia dello stupore», in accordo con un processo creativo dall’esito sempre incerto e inatteso, perfino per l’autore, che scopre egli stesso la risultante della sua produzione quando è in divenire. Dal fondo delle cose date, dal perimetro delimitato dalla cornice dell’esistenza, e con lo spirito ludico del bambino che s’inventa, combinandole, le trame del domani, è l’avventura del collezionista ad emergere e imporsi. L’odissea di un irregolare, di un pioniere che ha seminato novità, affacciandosi sul palcoscenico dell’arte contemporanea e animandolo insieme agli artisti che si sono resi protagonisti delle seconde avanguardie del Novecento.
Se Fliri cristallizza la sua indagine sul ritratto non è questo che propriamente gli interessa, bensì il suo significato, il suo presupposto, la sua origine. Gli preme utilizzare la fotografia come un’interfaccia tra due sensibilità diverse: quella terrena e carnale e quella diafana e immateriale. Così da risolvere, o almeno provare a ricomporre, i conflitti prodotti dall’antagonismo tra materia e spirito, tra idea e forma, tra concreto e astratto, fondendo tutte le apparenze in un’unica espressione, un’osmosi virtuosa. Da lì, da una zona che si spande oltre l’orizzonte del visibile e del tangibile, il volto perde i contorni della sua stessa immanenza.
In contemporanea con la presentazione del libro, Galleria Raffaella Cortese è presente nella Main Section di Artissima 2024 (Corridoio White, Stand n. 9) con un’esposizione tesa a esplorare lo sfaccettato regno del ritratto e della rappresentazione di sé. Lo stand presenta un gruppo eterogeneo di artisti, tra cui Michael Fliri, le cui opere interrogano la complessità delle identità personali e collettive, invitando gli spettatori a riflettere sul rapporto tra l’io interiore e quello esteriore.
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Cover story: Copertina d’artista realizzata da Michael Fliri per l’edizione speciale del libro Giobatta Meneguzzo. Mi sono tanto divertito! in tiratura di 150 copie