A partire dal 24 febbraio, a Livorno Gian Marco Casini Gallery presenta “Only silence is shame” video screening exhibition con opere di Simona Andrioletti, Hamza Badran, Juan Pablo Macías, Alessandro Manfrin, Margherita Moscardini.
Ogni nuova settimana della mostra, verrà presentato un nuovo video (o più di uno) e durante quella successiva verrà lasciato andare in loop. I video si alterneranno, sino a sabato 6 aprile, quando, dalle 11 alle 20, saranno proiettati in sequenza tutti i lavori raccolti in questa occasione espositiva.
Per dire che gli intellettuali, gli autori, gli artisti devono essere lasciati liberi di parlare, Casini è partito da alcuni ritagli di testi di autori diversi e li ha messi insieme: da “La Ballata di Sacco e Vanzetti (Parte 2)” di Joan Baez, da “Indifferenti”di Antonio Gramsci, da “J’Accuse” di Èmile Zola e da “Cos’è questo golpe? Io so” di Pier Paolo Pasolini.
Ne è risultato un racconto corale, che fa da tappeto drammaturgico alla sequenza delle immagini in movimento:
Padre, si, sono un prigioniero. Non aver paura di rivelare il mio crimine. Il crimine di amare i dimenticati. Solo il silenzio è vergogna.
Credo che vivere voglia dire essere partigiani. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita.
È stato mio dovere parlare, non volevo essere complice. Quanto alle persone che ho accusato, io non le conosco, non le ho mai viste. Non provo verso di loro né rancore né odio. Esse non sono per me che delle entità, degli spiriti di malvagità sociale.
Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti di cui si sono resi colpevoli. Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi. Io so perché sono un intellettuale.