Dal 17 al 19 settembre 2021 torna miart, la fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea di Milano organizzata da Fiera Milano, giunta alla sua venticinquesima edizione e diretta per il primo anno da Nicola Ricciardi.
Quest’anno la manifestazione rivolge particolare attenzione alla parola poetica – interpretata come forma di linguaggio universale – a partire dal titolo scelto per accompagnare l’edizione 2021: Dismantling the silence, dall’omonima raccolta di versi del poeta statunitense di origine serba Charles Simić, a cinquant’anni dalla sua pubblicazione. Questo interesse è stato declinato in una serie di iniziative volte valorizzare nuovi dialoghi tra passato e presente, storia e sperimentazione, e promuovere lo sbocciare di nuove forme di comunicazione tra tutti i soggetti che da sempre animano la fiera milanese.
Osart Gallery, I denti del drago, Installation view, miart 2021, Stand: B69
Tra le 145 gallerie partecipanti e provenienti da 20 Paesi oltre all’Italia, tradizionalmente divise in 5 sezioni (Established Contemporary, Established Masters, Emergent, Decades, Generations), anche Osart Gallery che presenta l’affascinante progetto espositivo “I denti del drago”: una rilettura della mostra curata da Daniela Palazzoli nel 1972 alla Galleria L’Uomo e L’Arte di Milano. L’esposizione di allora si ricollegava al mito greco, per cui Cadmo, prima di fondare Tebe, dovette combattere un drago. Ucciso il drago, ne piantò i denti nel terreno su consiglio di Atena; dai denti del drago spuntarono uomini armati, che dovette combattere, fino a che i pochi sopravvissuti lo aiutarono nella fondazione della città di Tebe. Cadmo era ritenuto da Erodoto colui che portò l’alfabeto fenicio in Grecia. La mostra del 1972 affrontava il libro attraverso la lente degli studi mcluhaniani, chiedendosi quale fosse la relazione tra libro, linguaggio e contenuti, e immaginando libri non da leggere, ma da esperire.
Oggetto di una ricerca artistica trasversale che muove dalla sperimentazione poetico-letteraria delle avanguardie dei primi decenni del secolo, passando per il paroliberismo futurista e le esperienze dell’avanguardia cubista, dadaista, costruttivista e surrealista, fino alla scrittura rivoluzionaria di Joyce, Pound e cummings, il libro e la parola trovavano nuova vitalità tra le sperimentazioni delle seconde avanguardie, dalla Poesia Visiva a Fluxus.
Claudio Parmiggiani, Mario Diacono, Malanggan, Osart Gallery, I denti del drago, miart 2021, Stand: B69
Proprio intorno al 1972 numerosi operatori italiani e stranieri davano vita a una sorta di “internazionale” della poesia visiva espressa in una serie di collettive e attraverso le pagine di “Lotta Poetica” e della rivista belga “Die Tefelronde”. La mostra curata da Daniela Palazzoli evidenziava il rinnovamento della pagina scritta, liberata dalla necessità di “significare” attraverso il linguaggio alfabetico. La parola stampata, caratteristica della diffusione letteraria ma anche del manifesto pubblicitario, e quindi della comunicazione di massa, veniva riportata, prima che alla sua funzione di veicolo di senso, alla sua immediata consistenza fisica: il suo carattere topografico e la presenza materica dell’inchiostro trasformavano le opere in oggetti in cui il segno linguistico si intrecciava alle infinite possibilità del gesto artistico.
Osart Gallery ha rintracciato molte delle opere presenti nella collettiva del 1972, e in alcuni casi espone lavori dei medesimi artisti e dello stesso periodo. In mostra, durante i giorni della fiera, l’arte di Amelia Etlinger: l’arte dei fili, l’arte di una tessitura che viene dal cuore e si dipana tra amore e bellezza, libertà e sogni ma anche dolore e sofferenza. E colori e trame e tessuti a custodire scrittura e materia. In stretta relazione con quella di Mirella Bentivoglio che intreccia a più riprese la parola scritta e la tridimensionalità.
I denti del drago, catalogo e mostra a cura di Daniela Palazzoli, Osart Gallery, miart 2021, Stand: B69
Tra i libri d’artista esposti si ricordano il Warhol’s Index, in cui la dimensione narrativa e denotativa è forte, mentre la dimensione della narrazione si perde a favore di una poesia tutta oggettuale, su cui sfilano parole leggere, in Sfogliare di Corrado Costa. Julien Blaine esplora un formato lontano da quello del libro classico, in cui la dimensione giocosa e interattiva prevale: in esso le frasi e le immagini possono essere spostate a piacimento. Nelle opere di Parmiggiani, Villa, Balestrini, Vaccari, la fotografia e il formato rettangolare tipico del libro o della cartella grafica prevalgono sugli altri, insieme a un’autorialità frammentata, condivisa. D’altro canto in Friedman i fogli incollati l’uno all’altro assumono il formato bidimensionale di un’opera su carta, mentre in Jean Le Gac il quaderno fa da corredo e didascalia a una fotografia fuori formato. L’iconico volume curato da André Breton e Marcel Duchamp Le Surréalisme en 1947, già presente nella mostra del 1972, rappresenta meglio di qualsiasi altro, grazie al ready-made in copertina, le trasformazioni del libro a cui faceva riferimento Daniela Palazzoli. Nel Libro dimenticato a memoria di Agnetti, infine, il simbolo per eccellenza della memoria è svuotato del suo contenuto, la scrittura, e rappresenta nient’altro che se stesso, rimarcando quanto scriveva Palazzoli in catalogo: l’artista “si serve del concetto stesso che permette alla lingua ufficiale di esistere, per asserire la propria autonomia”.
Marcel Duchamp, Lec Surrealisme en 1947 (Priere de toucher), Osart gallery, I denti del drago, Miart 2021, Stand: B69
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Osart Gallery | I denti del drago
miart
17-19 settembre 2021
fieramilanocity_MiCo – padiglione 4
Ingresso gate 4 – viale Scarampo, angolo via Colleoni
Stand: B69
Apertura al pubblico
Venerdì 17 e Sabato 18: ore 11.30 – 20.00
Domenica 19: ore 11.00 – 19.00