OSART GALLERY, PHIL SIMS

Si conclude oggi l’edizione 2019 di Artefiera Bologna, la prima sotto la direzione artistica di Simone Menegoi che quest’anno ha invitato le gallerie a presentare una scelta ristretta di artisti. Forte incentivo alla realizzazione di stand monografici a cui non si è sottratta Osart Gallery con un solo show dal grande potere attrattivo dedicato all’artista Phil Sims, importante pittore nel contesto dell’arte minimale americana.

Nato a Richmond, in California, nel 1940 e formatosi al San Francisco Art Institute, Sims è stato un membro importante del Radical Painting Group, il gruppo di pittori attivo negli anni Settanta nella scena newyorkese – composto tra gli altri da Marcia Hafif, Rudolf De Crignis, Joseph Marioni e David Simpson – che concepiva la pittura spogliata di qualsiasi raffigurazione e illusione. Pittura astratta, distillata si potrebbe dire, ridotta alla sua essenzialità, alle sue radici (di qui il termine radicale, o concreta in riferimento al contesto europeo).

La ricerca di Sims, che si sviluppa a partire dal colore come verifica delle possibilità espressive del linguaggio pittorico, è caratterizzata da una forte tensione concettuale ma anche da una qualità tecnica straordinaria. Monocromi grigi, gialli, verdi, rossi, blu creano nuove spazialità ancorate a una ricerca di rapporti cromatici e timbrici. La pennellata è delicata e sottile ma l’inclusione dell’argilla nei suoi pigmenti conferisce ai dipinti una texture opaca e morbida che consente allo spettatore di godere della piena intensità del colore, che a tratti si fa quasi fisico e materiale, capace di esprimersi in tele vibranti che suscitano potenti sensazioni visive.

“Quasi un esercizio spirituale” lo descrive Andrea Sirio Ortolani, proprietario della galleria, fortemente attratto dalla poetica di questo artista le cui opere rimangono ancora poco conosciute nel panorama dell’arte italiano. “Siamo difronte a due cicli di lavori: gli endless painting che sono i lavori molto più violenti, quelli più materici, realizzati con tecnica a olio mescolato con sabbia o cenere, e i sea painting, che evocano già nel nome qualcosa di molto fluido, acquatico. Mentre nei primi le tele sono molto spesse e molto forti perché devono reggere una grande quantità di colore, nei secondi le tele di lino sono invece molto sottili al punto che sembra quasi non ci sia materia, anche se per ottenere questo effetto vengono impiegati comunque diversi strati di colore.”

Il suo lavoro è stato presentato in numerose mostre negli Stati Uniti e in Europa, fa parte di diverse collezioni museali internazionali tra cui il Musee D’Art Contemporain (Lyon, France), il Malmo Kunsthalle (Malmo, Sweden) e il Wadsworth Atheneum (Hartford, CT). In Italia, a Varese, è la Collezione Panza di Biumo a possedere una parte consistente delle tele di Phil Sims.

“Il colore è il suo strumento espressivo” si legge proprio a Villa Panza. “Siamo immersi nel colore, ogni cosa ne riflette uno. Ne vediamo troppi per poter fare attenzione a tutti. Solo i grandi spettacoli naturali fermano la nostra attenzione. Sims ci fa riflettere come con il colore si esprime tutto, la bellezza della natura, le condizioni più nascoste della nostra coscienza e della nostra sensibilità.”

La quantità di colori esistenti è certamente innumerevole ma quelli che Sims usa sono suoi e solo suoi. Forse influenzato dalla famiglia di agricoltori californiana nella quale è nato e cresciuto, influenzato da quei luoghi privi di umidità, dove l’aria è limpida e le cose sono visibili con evidenza. Dove vi è luce e vi è colore.

Osart Gallery, Milano Corso Plebisciti 12 – web site – Facebook – Instagram

Artefiera Bologna, Hall 26 | B12

Foto di Max Pescio  – web siteInstagram 

 

 

 

 

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