PODBIELSKY CONTEMPORARY, ORE SOSPESE. UN DIARIO ITALIANO

Ore sospese e tempo dilatato. Atmosfere evocate e spazi al confine: tra sogno e realtà, tra visibile e invisibile, tra passato e futuro. In un ipotetico punto di mezzo, crocevia di sensazioni e di un sentire che tende a dare bellezza all’incorporeo e all’immateriale. Quella che va in scena alla galleria Podbielski Contemporary di Milano è la narrazione per immagini di un’Italia tutt’altro che cartolinesca. Non la descrizione formale dei luoghi, non un paesaggismo accademico e tradizionale, bensì un diario di valori condivisi, vettore di storia e di memoria.

«Il progetto espositivo è nato sull’onda di questo momento storico molto complesso» spiega Maud Greppi che ha curato la mostra insieme a Pierre André Podbielski, proprietario della galleria.

«Inizialmente concepito come una serie di piccoli progetti che dovevano essere presentati in fiere ed eventi diversi, è stato ripensato – alla luce dello scenario pandemico – e ha preso forma in questa mostra sull’Italia. Un’Italia sussurrata, inafferrabile, sospesa appunto in cui anche i luoghi più iconici paiono come accennati, mai urlati.» 

E’ il caso degli scatti notturni realizzati da Roberto Cotroneo presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma: «luoghi dove la consuetudine dell’esserci è limitata dagli orari, dai flussi, ed è un tempo deciso da altri». Spogliata della presenza umana, la vastità di questi spazi museali appare ancora più immensa, e più irreale se possibile, illuminata solo da un fascio di luce soffusa.

Roberto-Cotroneo_Tre notturni alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna � N.1 in Mi bemolle maggiore_60x90cm_2020

Roberto Cotroneo, Tre notturni alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna, N.1 in Mi bemolle maggiore, 2020

Iconico anche il luogo ritratto da Massimo Siragusa, il famoso Cretto di Gibellina, l’opera di land art realizzata da Alberto Burri tra il 1984 e il 1989 sulle rovine del paese siciliano distrutto dal terremoto del Belice nel 1968. «Il Cretto di Burri appare di colpo, appena dopo una curva. E’ una visione impressionate, surreale. Un lenzuolo adagiato sul verde della collina. Burri ha trasformato la tragedia in opera d’arte.»

L’Oltrepò Pavese si rivela nelle immagini di Massimiliano Gatti che propone la serie Anche tu sei collina, ispirata dalla raccolta di nove poesie che Cesare Pavese pubblicò per la prima volta nel 1947 nella rivista ‘Le tre Veneziane’. Un lavoro dai toni lirici che trova meravigliosa corrispondenza nei versi del poeta: Anche tu sei collina / e sentiero di sassi / e gioco nei canneti / e conosco la vigna che di notte tace.

Il pal de castegn che sorregge le viti e resta conficcato nel terreno per anni s’impregna della memoria degli uomini. Nella sua terra natia, l’artista affonda le radici delle sue origini proprio nei pali dei vigneti: li fotografa, realizza le stampe in camera oscura sotterrandole poi per diversi giorni e ottenendo, in base all’evolversi del fenomeno atmosferico, differenti effetti visivi di usura.

Massimiliano Gatti - Anche tu sei collina #09

Massimiliano Gatti, Anche tu sei collina #09

Di grande impatto emotivo il cuore di neon di Fabrizio Ceccardi: un cuore artificiale capace di sprigionare un’energia magmatica, quasi tellurica. Colto nell’istante del battito, si rivela pregno delle significazioni di questo momento storico; di certo un legante formidabile per parlare del cuore dell’Italia, del cuore della sua comunità. A fargli da contrappunto il nitido candore, una zona metafisica che pare non contemplare né tempo né spazio, in cui il fotografo Jacopo Valentini cristallizza alcuni degli elementi caratteristici della cultura napoletana – il biscotto di San Gennaro per esempio – conferendo loro una collocazione diversa e lontana dall’habitat naturale.

Jacopo-Valentini_Biscotto di San Gennaro, dalla serie Volcano’s Ubiquity Napoli_76×63 cm_2018

Jacopo Valentini, Biscotto di San Gennaro, dalla serie Volcano’s Ubiquity, Napoli, 2018

In mostra anche le opere del giovane Marco Dapino che, ispirandosi ai versi delle poesie dello scapigliato Delio Tessa, accompagna lo sguardo dello spettatore dentro la Milano del crepuscolo, nel momento in cui la luce del giorno volge alla sera, cristallizzando un tetraedro luminoso posto all’ingresso della Stazione Centrale. Ci sono poi i luoghi di Ugo Ricciardi, rinomate zone nuragiche come il pozzo sacro di Santa Cristina o la Tomba dei Giganti ai quali l’autore conferisce un’aurea di sacralità. O quelli del fotoreporter Francesco Zizzola che indaga la superficie materica alle pendici dell’Etna. E ancora, la Venezia inusuale di Luca Campigotto che ne propone una veduta secondo la prospettiva capovolta di Palazzo Grimani e l’Asinara, in Sardegna, negli scatti di Ilaria Abbiento che decide di cogliere il faro solitario di Punta Scorno. Senza dimenticare i luoghi magici, romanticamente decadenti di Thomas Jorion tratti da Veduta, progetto fotografico realizzato tra il 2009 e il 2019 in occasione di un Grand Tour lungo la penisola italiana. E i Presepi e dintorni – Nativity Scenes progetto di Marco Rigamonti che si sviluppa lungo le strade di campagna della sua Pianura Padana.

Ugo-Ricciardi_Nuraghe and circle of light, Bortigali, Sardinia, 2018, bn

Ugo Ricciardi, Nuraghe and circle of light, Bortigali, Sardinia, 2018

Tra gli storicizzati, l’indimenticabile Luigi Ghiri, la cui fotografia ha sempre la straordinaria abilità di aprire orizzonti infiniti all’evocazione del racconto sul mondo e il torinese Augusto Cantamessa, le cui immagini ci restituiscono uno spaccato sociale e culturale dal forte valore umano.

Augusto Cantamessa, Venditore di limoni, 1970

Augusto Cantamessa, Venditore di limoni, 1970

Chiude la mostra uno scatto denso di onirismo di Bruno Cattani. Un fermo in macchina che rivela una prepotente devozione al vedere interiore e soggettivo. «Una delle foto a cui sono più affezionato, una delle prime immagini del progetto ‘Memorie’: un viaggio attraverso il passato che sto portando avanti da tanti anni, dalla prima edizione di Fotografia Europea. In quell’occasione, il comune di Reggio Emilia ci aveva commissionato un lavoro sulla città e io avevo scelto il tema della memoria, un tema che mi ha sempre affascinato e sul quale, da allora, non ho mai più smesso di lavorare. Sullo sfondo un funambolo: è un’installazione dell’artista Pietro Iori che dopo aver vinto il concorso indetto dalla GAM di Torino, portò la scultura di luce a Reggio.»

Bruno Cattani, Memorie

Bruno Cattani, Memorie

Sono spazi di tempo, di tempo sospeso eppure fecondo, accomunati dalle sensibilità artistiche che li attraversano. Ma che cos’è dunque il tempo? Si chiedeva Sant’Agostino. «Se nessuno me lo domanda, lo so; ma se a chi me lo domanda io volessi spiegarlo, non lo so. Tuttavia, quel che posso dir con sicurezza di sapere è che, se niente passasse, non ci sarebbe il tempo passato; se niente dovesse venire, non ci sarebbe il tempo futuro; e se niente ci fosse, non ci sarebbe il tempo presente.»

Cover story: Luigi Ghirri, Reggio Emilia, 1985

ORE SOSPESE. Un diario italiano

Podbielski Contemporary  – web siteFacebookInstagram

Martedì – Sabato | 14.40 -19.00

Milano, Via Vincenzo Monti 12

 

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