Si intitola Milan Unit il progetto espositivo dell’artista multidisciplinare Ramak Fazel (Abadan, Iran, 1965), che la galleria Viasaterna presenta dal 3 al 5 novembre in occasione di Artissima, nella sezione Monologue/Dialogue (Red Hall | Booth 18). In mostra l’imponente opera-archivio Milan Unit (1994-2009) nella sua configurazione originale, accompagnata da alcune fotografie di medie dimensioni tratte dall’opera stessa.
Cresciuto tra Utah, Indiana e Teheran, Ramak si laurea in Ingegneria Meccanica alla Purdue University e successivamente si trasferisce a New York per studiare graphic design e fotografia. Dopo aver collaborato con importanti autori come Mark Seliger e Bruce Davidson, decide di trasferirsi a Milano dove costruisce questo grande lavoro, nell’arco temporale che va dal 1994, quando arriva per la prima volta in città, al 2009, quando torna negli Stati Uniti. Il capoluogo lombardo diventa in quel periodo la base da dove organizza una serie di viaggi in tutto il mondo, tra cui Yemen, Stati Uniti, Giappone, India, Europa dell’Est e Iran, grazie alla collaborazione con riviste come Domus e aziende come Vitra.
Già esposto alla galleria Viasaterna nel 2017, Milan Unit raccoglie fotografie (negativi, diapositive e contact sheets), appunti, documenti e portfolio sia della sua vita privata che del contesto storico di cui l’artista è stato testimone durante la sua permanenza a Milano. Anni in cui, tra l’altro, ha fotografato il mondo del design in modo del tutto anomalo, indagandone i luoghi e i processi di produzione. Achille Castiglioni, Michele De Lucchi, Vico Magistretti, Enzo Mari (e Lea Vergine), Alessandro Mendini, Ettore Sottsass, Andrea Branzi, Bruno Munari e numerosi altri designer e architetti sono alcuni dei protagonisti di una scena di cui Fazel segue in dettaglio gli sviluppi, sia pubblicamente che da dietro le quinte.
Concepita a cavallo del millennio, in quegli anni spartiacque che hanno segnato il rapido passaggio dall’analogico al digitale, questa ricognizione si istituisce come un grande archivio corale in cui convivono diversi livelli di senso. Da una parte la volontà di sperimentare con il medium fotografico, all’apice di un cambiamento epocale, dall’altra il tentativo di rispondere alla crisi di significato della fotografia, attraverso l’individuazione di una strategia per contrastare la progressiva smaterializzazione dei corpi e la loro deriva virtuale.
Lavorando all’interno, attorno e talvolta contro le tradizioni della fotografia e dell’installazione, Fazel esamina al contempo anche il ruolo dell’archivio, attribuendogli nuove significazioni. Una raccolta che rifugge volutamente dal concetto di categorizzazione come somma dei suoi contenuti, ma che vuol essere anche qualcosa di più: una capsula del tempo attraverso la quale è possibile ricostruire il progresso della fotografia, la produzione e la ricerca di un’epoca specifica, analizzandone gli aspetti teorici, estetici, tecnici ed economici.
Cover story: Ramak Fazel, Milan Unit © Ramak Fazel, Courtesy Viasaterna Gallery