Cosa succede se la cultura di indole marcatamente sartoriale si confronta con denim, stampe e tinture in capo? Cosa succede se ago e filo e l’affezione per il made-to-measure si mescolano al gusto del vintage e al colore dell’indaco? Succede una riedizione: la rielaborazione di qualcosa che è già in essere secondo i dettami di una nuova visione capace di legare insieme la più classica tradizione dell’abbigliamento maschile con le esigenze di un presente sempre più affamato di novità e personalizzazioni per traghettarle entrambe nel futuro prossimo.
Si chiama Luca Sartor il fondatore del brand Riedizione Sartoria presentato in occasione del suo decimo anniversario all’edizione appena conclusasi di Pitti Uomo, grazie alla curatela di Gianni Fontana – l’esperto di moda meglio conosciuto come The Style Buff – nell’ambito del progetto “5 CURATORS / ONE SPACE” presentato da Mr. T-Michael.
Francesca: Un solido background di designer ti porta, dal 1992 al 2007, a prestare consulenza per moltissime aziende sia italiane che estere. Poi, dieci anni fa, la scelta di intraprendere una strada completamente nuova: comprare un’azienda, le macchine da cucire e tutto il necessario per aprire una sartoria. Qual è stata la molla del cambiamento?
Luca: Direi senza dubbio la passione! Senza quella non avrei mai potuto intraprendere questo percorso che dal punto di vista industriale è sicuramente molto complesso. Un progetto partito completamente da zero e la scelta di portarlo avanti in maniera radicale proprio perché radicale è il prodotto. Si tratta qui di unire la mia competenza sartoriale con l’amore per il denim e quello per il vintage. Infatti tutti i capi che realizzo sono foderati all’interno con ricercatissimi foulard, tutti pezzi unici che accompagnano la mia storia di sarto.
Francesca: Qual è la difficoltà maggiore, dal punto di vista proprio tecnico, nel conciliare questi due mondi così apparentemente distanti?
Luca: Il mondo della sartoria è fatto di taglio e cucito mentre qui abbiamo taglio, cucito, lavaggio in acqua, tintura, stampa in capo…Tutti questi trattamenti fanno si che gli abiti perdano completamente la loro forma e necessitino quindi di essere rimessi in forma con un procedimento molto complesso e laborioso. Senza poi contare l’applicazione di queste fodere, questi foulard vintage stampati a mano a telaio che oggi non esistono più perché si tende a stampare tutto in digitale. Un lungo lavoro di ricerca a cui segue un altrettanto lungo lavoro di preparazione per arrivare poi alla realizzazione finale del capo.
Francesca: Dallo smoking con i revere di seta alla giacca doppio petto strutturata, a quella due bottoni dalla vestibilità più rilassata, fino agli accessori come le cravatte: i fondamentali del guardaroba maschile realizzati in tela di jeans, arricchiti di dettagli preziosi e declinati in tutte le varianti dell’indaco. Può funzionare come sintesi?
Luca: Direi di si, sottolineando il mio amore profondo per l’indaco che è un colore cangiante che io associo sempre alle sette note della musica. Entrambi, se li conosci, li puoi trasformare in qualsiasi cosa. Quando ero un ragazzino vestivo prevalentemente abiti vintage, t-shirt e jeans strappati. Poi crescendo, quando ho avuto la necessita di pensare ad un abito, ho provato a immaginare quello che io avrei voluto indossare: un abito classico ma con l’usura di un cinque tasche. Ecco quindi l’esito di questi anni di impegno e lavoro, l’esito di una ricerca che è nata un po’ sulla scorta delle mie esigenze. Un prodotto trasversale che veste non solo l’uomo ma, volendo, anche la donna.
Francesca: Certo che per uno che di cognome fa Sartor sembra quasi un destino ineludibile questo! (n.d.r. sartore lat. tardo sartor -ōris)
Luca: Penso sia addirittura una cosa karmica, altrimenti tutta questa fatica non si spiegherebbe. Questo è il mio destino, la mia vita, non tanto e non solo il mio lavoro! Ho appena festeggiato i dieci anni di attività e per la prima volta sono al Pitti, anzi è la prima volta che partecipo ad una fiera in assoluto. Questi dieci anni li ho dedicati a costruire l’azienda, facendo tutto da solo e senza investitori alle spalle perché certamente non mi avrebbero consentito la libertà che ho oggi. E senza quella libertà non avrei potuto realizzare il sogno di ri-editare alla mia maniera l’attività sartoriale.
Desidero ringraziare per la cortese intervista Luca Sartor fondatore di Riedizione Sartoria – web site – Instagram
Foto di Elisabetta Brian
Io indosso abiti Elle Venturini e orecchini Aumorfia