Il gesto, la linea, il colore, la struttura che li supporta. La loro interazione, il loro rapporto sulla superficie. Un linguaggio minimale capace di sintetizzare narrazione e azione provocando l’apparizione di strutture esteriormente semplici eppure, a voler approfondire, così complesse da essere non solo sollecitazioni visive ma anche stimoli psichici, culturali, emozionali.
Nähern è la terza mostra che la Galleria Raffaella Cortese di Milano dedica a Silvia Bächli, artista svizzera attiva fin dagli anni Ottanta che ha incentrato tutta la sua ricerca sullo sviluppo del disegno. La personale si focalizza sulle opere più recenti, la maggior parte delle quali realizzate negli ultimi due anni, che testimoniano la continuità di una indagine che per quanto fedele a sé stessa non ha mai smesso di evolvere e progredire.
“Sono sempre meno interessata a storie narrative con un inizio e una fine.” afferma l’artista. “L’effimero tra le storie e il tono stanno diventando più importanti per me, con tutte le loro lacune, tutto ciò che è non detto, le allusioni, le pause… Le storie che non possono essere addomesticate dalle parole. Storie che nascono dalle linee che si intersecano o scorrono vicine senza mai incontrarsi.”
Spazi più vuoti che pieni dove i pieni arrivano in forma di segni che sembrano essere frutto di connessioni segrete. Perché se è vero che la genesi di tutto questo lavoro deve rintracciarsi nel dato di realtà – la quotidianità accidentale, l’architettura o ancora l’anatomia nella produzione degli inizi – è anche vero che il suo esito, l’essenzialità e l’astrazione, è conseguenza del gesto, quasi che questo emergesse dal fondo sconosciuto dell’esistenza. Gesto che è totale e totalizzante, gesto che coinvolge l’intero corpo in movimento quando, camminando, il braccio disteso traccia la pennellata su fogli di carta giustapposti a creare un unico grande formato che si dilata in lunghezza o in altezza.
Da quello stesso fondo dell’esistenza emerge anche il colore nelle sue molteplici varianti, nell’uso misurato e sapiente, nei suoi accostamenti. A volte sabbioso a volte liscio, altre spesso altre sottile. A volte più denso – come nelle recenti opere dove diventa addirittura pastoso, fangoso al punto da sembrare materico – altre più diluito, a seconda della pressione imposta alla pennellata, a seconda del ritmo, degli arresti, delle pause suggerite dalla mano dell’artista. Si tratta sempre di gestualità, anche nel comporre l’impasto, il miscuglio di pigmento e acqua – né acquerello né tempera bensì gouche – tanto evidente e riconoscibile nell’opera iconica della Bächli, lì dove l’equilibrio armonico di bianco, grigio e nero esplode la ricchezza di un linguaggio di linee, griglie e spazi che sa essere al contempo immediato e mediato, compiuto e incompiuto.
“Disegni che non rappresentano ma suggeriscono. E ci sono stati per i quali non abbiamo parole ma che possono ancora diventare un’immagine.” (Silvia Bächli, 2018)
Sono stati che rifuggono la ricerca di certezze e nei quali, volenti o nolenti, ogni giorno abbiamo collocato e collochiamo la nostra esistenza. Stati che quando si fanno immagine non necessitano di una chiave di lettura, non abbisognano nemmeno di una interpretazione. Sta a voi guardare, sembrano dire: una eco che riecheggia silenziosa tra le rette e le curve dei disegni. Stai a noi leggere, rubare, interiorizzare qualche cosa perché quel qualcosa diventi anche un po’ noi stessi. E il mondo.
Silvia Bächli, Nähern
Galleria Raffaella Cortese, Milano Via Stradella 1-4 – website – Facebook – Instagram
Fino al 22 novembre 2018 | martedì – sabato h. 10:00 – 13:00 / 15:00 – 19:30 e su appuntamento
Foto di Elisabetta Brian
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