Un palmarès che le vale il titolo di più grande tuffatrice italiana di tutti i tempi e da ultimo, la scorsa estate ai mondiali di Kazan in Russia, incetta di medaglie. Il primo bronzo lo ha vinto, bellissimo e inatteso, nel trampolino da tre metri dietro le irraggiungibili cinesi. Poi la grande sorpresa, insieme a Maicol Verzotto un altro bronzo nella gara dai 3 metri sincro misto. Infine la medaglia più bella, l’oro dal trampolino da un metro. Tania Cagnotto è volata negli Stati Uniti per prepararsi alla XXXI Edizione dei Giochi Olimpici che avrà luogo a Rio de Janeiro a partire dal prossimo agosto. E sarà la sua ultima Olimpiade, a coronamento di una carriera sorprendente.
“Il mio obiettivo è godermi questa Olimpiade. Sono convinta che l’ atmosfera speciale che si respira durante questo grande evento mischiata all’allegria e alla gioia di vivere dei brasiliani creeranno qualcosa di unico e sensazionale. Ovviamente non andrò lì in vacanza, che sia chiaro, voglio arrivare al massimo della mia forma e giocarmela. Ma posso anche dire di reputarmi più che soddisfatta della mia carriera, soprattutto dopo questi mondiali.”
A sentirla parlare, lei, la regina dei tuffi che dal trampolino, pur senza ali, sembra volare, si intuisce bene quanto umiltà e determinazione siano state componenti imprescindibili del suo successo. E quanta tenacia le sia servita per raggiungere livelli tali in uno sport che in Italia fa ancora fatica a decollare e che non è propriamente un diritto alla portata di tutti data la difficoltà nell’offrire ai giovani le condizioni per praticarlo.
“Ci sono molte cose ancora da fare perché rispetto al resto del mondo siamo anni luce indietro. Non abbiamo abbastanza strutture, non abbiamo il sistema giusto per fare studiare e allenare i ragazzi ad alti livelli. Fortunatamente qualcosina sembra che si stia muovendo, poco tempo fa è stata inaugurata a Roma una nuova “piscina a secco” dove poterci allenare sui movimenti. Certamente questo potrà aiutare i giovani, anche se resta il fatto che bisogna avere tanta passione e tanta voglia di impegnarsi perché i sacrifici da fare sono sempre grandi e non c’è nessuna certezza che quella fatica venga poi in qualche modo ripagata.”
Lontano da divismi che pure i suoi successi giustificherebbero, Tania mantiene un profilo discreto che non conosce eccessi o sovraesposizioni mediatiche. Nemmeno nel 2012, quando ai giochi Olimpici di Londra perde due medaglie di bronzo per pochissimi punti, riesce a tenere una condotta fuori misura. Un pianto liberatorio, l’unica concessione. Non ama addentrarsi in polemiche circa il sesso forte e quello debole nello sport, se ci siano privilegi maschili negati alle donne sportive o se abbia ancora senso che siano il Coni e le sue Federazioni, con una legge del 1981, a decidere coloro i quali possono essere qualificati come atleti professionisti tanto che in Italia le donne di numerose discipline, nonostante le medaglie d’oro vinte ai Mondiali e alle Olimpiadi, rimangono confinate alla categoria di dilettanti.
La cultura dello sport è così viva e radicata dentro di lei da farle dire che “a prescindere da leggi e normative lo sport italiano ha bisogno di tutto il sostegno possibile da parte del Coni, delle Federazioni, dei Gruppi sportivi militari e soprattutto di noi atleti. Lo sport è un movimento che coinvolge tutti e di cui tutti noi facciamo parte. Certo, noi ci alleniamo, gareggiamo e vinciamo principalmente per noi stessi e per chi ci supporta e ci segue sempre da vicino, ma ogni nostra vittoria è una vittoria di tutto il movimento italiano. E questo non implica un discorso su quale genere sia meglio dell’altro o quale dia un maggiore apporto di medaglie e risultati perché oggi può toccare agli uomini, domani alle donne e viceversa.”
Figlia d’arte, Tania ha il talento impresso nel Dna. Suo padre, Giorgio Cagnotto, nel corso degli anni ’70 ha collezionato innumerevoli successi tra cui 4 medaglie olimpiche e da sempre la allena.“Non posso proprio lamentarmi, con mio padre abbiamo sempre avuto un bellissimo rapporto sia professionale che umano, ma dopo 20 anni che ci si allena e si vive insieme a stretto contatto è normale aver bisogno di nuovi stimoli. E’ per questo che insieme abbiamo preso la decisione di iniziare a collaborare con Oscar Bertone. Così siamo un team perfetto!” E la madre, Carmen Casteiner, negli stessi anni dominava la scena italiana dei tuffi in campo femminile.
Tania è un’atleta straordinaria ma è anche una ragazza come tutte, con tanti sogni, gli stessi sogni perfino, e pare impossibile da credere mentre la vedi che si libra nell’aria. Eppure tra i sogni anche quello di sposarsi, a settembre dopo Rio, con il fidanzato Stefano Parolin.
“Abbiamo cercato di organizzare tutto in un weekend visto che ci sposiamo all’Isola d’Elba in spiaggia. Diciamo che il grosso è fatto! Mi sarebbe piaciuto organizzare tutto con calma, ma tra i miei impegni sportivi e quelli lavorativi di Stefano ci siamo resi conto che sarebbe stato impossibile e per questo ci siamo affidati alle mani esperte di una wedding planner. Il vestito sarà una favola e di questo non posso che ringraziare Alessandra Rinaudo. Sarà un matrimonio molto semplice, senza gente in giacca e cravatta ma tutti in abbigliamento da spiaggia.”
Una ragazza che come le altre ama vestirsi e prendersi cura di sé perché se è vero che il suo corpo è il suo strumento di lavoro è altrettanto vera la sua bellezza, immediata e spontanea, che vive nel suo sorriso.
“Non bisogna fare l’errore di pensare all’atleta come a una macchina da palestra e allenamenti. Di sicuro la mia disciplina mi aiuta molto a tenermi in forma ma anche se sono una sportiva questo non vuol dire che non ami curarmi e vestirmi alla moda. E come molte donne amo comprare i tacchi. Una cosa che non mi manca mai addosso è una pashmina.”
Per tutti i valori che con naturalezza esprime, per la stima e il rispetto che infonde e per le sue imprese sportive, Tania sarebbe la portabandiera perfetta a Rio de Janeiro, perfetta rappresentante della nostra nazione ai Giochi Olimpici.
“Per me sarebbe una gioia immensa e un onore poter rappresentare la mia Italia ad una Olimpiade. Sono già molto felice di essere stata presa in considerazione e sapere che la gente voglia me mi riempie il cuore di felicità. Ma sappiamo bene che il voto popolare non basta per questo tipo di scelte e purtroppo sarà qualcun altro a prendere la decisione quindi sarà un più dura.”
La vita dopo i tuffi è fatta per il momento di tante idee e forse quella che prenderà forma concreta sarà la costruzione di una vera scuola tuffi a Bolzano, magari con l’aiuto delle Fiamme Gialle. Per dare ad altri ragazzi l’illusione di volare, senza le ali ma dal trampolino di uno sport che merita più spazio e visibilità, più strutture che insegnino quella meravigliosa cosa di buttarsi in uno specchio d’acqua.