Oggi più che mai è evidente che le relazioni tra moda e arte sono numerose e caleidoscopiche, transitano tra riflessione concettuale e motivazione commerciale, si muovono tra gli spazi dello shopping e quelli del museo. Creare luoghi di contatto che non pongano una delle due discipline davanti all’altra ma anzi che ne evidenzino le potenzialità, è forse il modo migliore per innescare meccanismi creativi.
Quello che è andato in scena al Black Fuorisalone durante la settimana della moda milanese è stato un dialogo sinergico tra gli oggetti volto a enfatizzarne narrative, immaginari, progetti e forme.
Dopo aver gestito per vent’anni due importanti boutique del lusso a Pisa, nel 2014, complice l’incontro con una famosa artista internazionale creatrice di gioielli d’arte, Chiara Voliani intraprende il proprio personale percorso fondando il brand CV Chiara Voliani Gioielli Scultura, dando così libero sfogo alla sua inventiva, energia, competenza e professionalità.
“La mia maestra era un’artista che ha fatto numerose esposizioni in importanti musei internazionali. Quando ho iniziato a dedicarmi a questo progetto la prima cosa che mi sono detta è che non si trattava né di oreficeria né di gioielleria e men che meno di bigiotteria. Ma di oggetti d’arte la cui forma si manifesta in gioielli. Da me creati con la tecnica della scultura, appartengono al mondo dell’arte. La materia di cui sono composti è una resina che io lavoro a mano, liberamente, trasformandola in bracciali, orecchini o anelli che poi faccio ricoprire di argento puro con un trattamento galvanico. Si tratta di pezzi unici perché tutti realizzati a mano e quindi nessuno è mai uguale all’altro. La definizione di gioielli-scultura è stata coniata da una cliente di Londra, in realtà, che durante un trunk show da me organizzato mi disse: these are wearable sculptures!”
Oggetti di arte contemporanea eternamente al di sopra della moda, nel senso che non ne assecondano l’attitudine produttiva votata solo ai grandi numeri, eppure così in simbiosi con la moda, con la ricerca di un lusso che risiede nel dettaglio, nel valore intrinseco di ogni elemento legato alla sua creazione, alla sua unicità.
Contaminazioni che nascono spontanee guardando al lavoro di stampo concettuale della designer Rita Capuni che con la collezione FW 2020/21 The Sound of Rain prosegue con coerenza il suo percorso fatto di linee minimali e pulite, volumi che custodiscono il corpo e dicotomica alternanza di bianco e di nero. Abiti che, assecondando l’estetica del disadorno, provano a costruire una riflessione di senso compiuto sulla possibilità di produrre singolarità in un mondo sempre più standardizzato. Ecco allora l’incursione pittorica dell’artista Elisa Nogarin, fondatrice di Studio Menguante, che dipinge sulla stoffa, secondo gli stilemi della pittura gestuale e ispirandosi ai calligrafi giapponesi, la leggerezza della pioggia che cade sul corpo. Tracce, come lacrime, dal rumore silenzioso.
“Il rumore della pioggia che cade, il rumore… Il suono che cancella per un istante il dolore e il vuoto. Che pulisce. Questo ho pensato, questa è la sensazione che genera l’atmosfera di questo mio ultimo lavoro. Pensare che la pioggia possa spazzare via il dolore, un attimo di piacere e di rinascita in cui credere ancora. Il dolore c’è, nessuno lo toglie, ma viviamo di attimi di serenità. Questo volevo dire con la mia collezione. Volevo dire della mia vita.”
Foto, Elisabetta Brian
Special guest, Diletta Natoli