La compagnia teatrale Gli Eccentrici Dadarò continua il percorso di affinità e indagine sulla commedia francese iniziato felicemente con “Montagne russe” di Eric Assous, portando in esclusiva in Italia, al Teatro Litta di Milano, un testo ancora mai rappresentato dal titolo “Tutto quello che volete” scritto da Matthieu Delaporte e Alexandre de la Patelliére, gli autori del clamoroso successo de “Le prénom” tradotto nell’opera cinematografica che conosciamo come “Cena tra amici”.
Ho incontrato l’attrice Rossella Rapisarda che nella commedia dà voce e corpo alla protagonista Lucie e insieme abbiamo indagato i temi portanti dello spettacolo.
Francesca Interlenghi: Ancora alle prese con una commedia francese, con una scrittura brillante e un ritmo sostenuto, eppure, ancora una volta, alle prese con quella che potemmo definire una commedia cosmica che si rivela nei suoi valori assoluti. Un teatro più vero del vero ci siamo dette in diverse occasioni. Innanzitutto, mi racconti il tuo personaggio? Chi è Lucie?
Rossella Rapisarda: Lucie è una scrittrice, in crisi per troppa felicità. Ha infatti sempre trovato la sua fonte di ispirazione negli accadimenti tristi dell’esistenza, nelle disgrazie. Lei stessa racconta di un’infanzia molto difficile vissuta con dei genitori molto distanti dalla parola amore e allora, fin da bambina, la scrittura diventa il suo rifugio. Riempiva le pagine del suo diario scoprendo che “…le parole, una volta scritte, prendono una piega inaspettata. Una persona diventa un personaggio e tutto è diverso…” Una donna che è riuscita a resistere alla vita perché una volta scritte le cose sono in qualche modo concluse. Quelle stesse cose le recitava in un piccolo teatro di burattini e stranamente, senza capire nemmeno lei bene il perché, provava un grande piacere, una sorta di magia nel rappresentare, seppur malamente perché non era un’attrice, le sofferenze della sua giornata. E così, senza rendersene conto, tutto è cominciato. E attingendo dalla sua vita ha iniziato a scrivere. Da adulta scrive una commedia che ha un successo mondiale, incontra un uomo – a detta sua – meraviglioso, un celebre attore, vive in una bellissima casa, è ricca ma, arrivata a questo punto, lei stessa si rende conto di non aver più nulla da scrivere perché, ne è convinta, le persone felici non hanno una storia!
Francesca: E’ proprio in questo frangente che conosciamo Lucie, dentro una scenografia che dà il senso pieno della sua sospensione. La osserviamo in trasparenza da una sorta di finestra – grazie a un artificio scenico che mescola la tecnica di attore con un linguaggio video appena accennato – completamente in balia della cosiddetta crisi dello scrittore, quando le parole non arrivano, incapace di trovare ispirazione. Finché non le capita di incontrare un personaggio totalmente diverso da lei: Thomas, il suo vicino di casa, una sorta di Deus ex machina potremmo definirlo.
Rossella Rapisarda: Proprio così! Lucie deve portare in scena, di lì a tre mesi, una nuova commedia ed è assolutamente in crisi davanti al foglio bianco. Un giorno si ritrova con la casa allagata perché il suo vicino ha inavvertitamente dimenticato il rubinetto della vasca da bagno aperto. A causa di questo incidente domestico incontra Thomas, un uomo che è, per molti versi, distante da lei: un non-intellettuale, uno che non è mai stato nemmeno a teatro. Ma grazie a questo incontro è come se nella sua vita, condotta in maniera così distaccata dal quotidiano e dal reale, entrasse in qualche modo la vita stessa. Di primo acchito due personaggi facilmente leggibili: una donna spigolosa che vuole stare chiusa nel suo mondo di scrittura e immaginazione e un uomo estroverso, più esuberante, perfino goffo a volte. Solo il prosieguo della narrazione svelerà la loro complessità, il senso profondo di un incontro di due solitudini, molto diverse tra loro, ma che diventeranno indispensabili l’una all’altra.
Francesca: Inizia quindi un gioco teatrale fatto di continui rimandi tra realtà e finzione. Sarà lo stesso Thomas a dare a Lucie l’idea per scrivere la nuova commedia e si innescheranno così tutta una serie di situazioni irreali a cui il marito della protagonista reagirà pensando siano reali. Situazioni in cui il vivere si confonderà con il nonsenso del vivere.
Rossella: La vita di Lucie si ribalterà e ribalterà ancora, sarà un continuo cambiare, inaspettato per lei che è una donna radicata, che vive protetta nel mondo come lo vediamo sulla scena, staccata dalla realtà ma attaccata a una vita virtuale – quella della scrittura – dove nessuno può farle veramente male perché è un copione scritto da lei, che non contempla l’imprevisto. Ce ne saranno molti di imprevisti invece. Alla fine il marito se ne andrà consapevole che la loro era una relazione più estetica che reale – la grande drammaturga e il grande attore – e lei proverà a buttarsi in una nuova storia d’amore di cui non conosce a priori il finale.
Francesca: Viene da affezionassi alle fragilità dei personaggi, ai rispettivi vuoti di Lucie e Thomas, alle loro paure anche …
Rossella: E’ bello poter portare in scena le persone imperfette, quelle che hanno dei vuoti, che poi sono vuoti d’amore dati dalla paura. Parlare della necessità che si ha in molti momenti della vita di aggrapparsi a qualcun altro pur capendo che poi bisogna riuscire a camminare vicini, accanto, avendo anche il coraggio di cambiare, di attuare un cambio di prospettiva. La cosa interessante è che entrambi i personaggi faranno un passo verso un territorio più sconosciuto: il territorio dell’amore. E alla fine si incontreranno e si scopriranno e si dichiareranno proprio in un teatro che diventerà paradossalmente un luogo più reale della stessa casa la quale, al contrario, si trasformerà in un luogo irreale.
Francesca: Ritorna, anche nelle intenzioni della nostra mise en scène fotografica, il tema del doppio, la dicotomia tra realtà e finzione, la scrittura e la vita, la nostra identità e il rapporto con il quotidiano. L’ambiziosa commedia umana in versi liberi si potrebbe dire.
Rossella: Siamo difronte a due Lucie: una che vive nel mondo che si è costruita e un’altra che ancora non riesce a essere. Due persone distanti, come se realtà e finzione non trovassero una riappacificazione. C’è una bellissima frase di Alda Merini che citiamo durante lo spettacolo, quando la poetessa parla degli amori e dice: amori veri, amori immaginati, che importa, è lo stesso. O mi viene in mente il grande Pirandello quando scrive: mi aspettano i miei fantasmi più vivi e veri di ogni cosa viva e vera. Questa è anche la bellezza dell’arte, il potere della scrittura ma anche della recitazione, che a un certo punto personaggi mai esistiti, nati solo dall’inchiostro di una penna, diventano del tutto reali perché altro non sono che lo specchio di ciò che noi siamo, l’immagine riflessa delle infinite possibilità di essere e divenire dell’Uomo.
Foto di Nicoletta Subitoni
Tutto quello che volete – Teatro Litta, Milano Corso Magenta 24 – web site – Facebook – Instagram
da lunedì a sabato ore 20:30 – domenica ore 16:30
di Matthieu Delaporte – Alexandre de la Patellière – traduzione Paola De Vergori – con Rossella Rapisarda, Antonio Rosti – regia e disegno luci Fabrizio Visconti – design multimediale Leandro Summo – scene Marco Muzzolon – costumi Mirella Salvischiani – musiche originali Marco Pagani – un progetto La Gare – produzione Eccentrici Dadarò – con la partecipazione di Alessia Vicardi, Gaetano Callegaro – si ringrazia Centro Culturale Rosetum – coproduzione Arterie C.I.R.T. – con il sostegno di Regione Lombardia – Progetto NEXT 2018