A Parma, in occasione di Parma 360, il Festival della creatività contemporanea, la Fondazione studio museo Vico Magistretti dedica al Maestro la mostra dal titolo Archivio in viaggio, a cura di Rosanna Pavoni e allestita da Berni Studio.
Un percorso dentro la vita e la creatività del grande designer e architetto italiano, dentro il suo concetto di semplicità intesa come totale mancanza, non tanto di decorazione, ma di decorazione sovrapposta, ridondate e inutile. Dentro i suoi concetti, semplici, che davano vita a quel concept design che lui tanto amava.
La prima sezione della mostra è dedicata agli storici sodalizi professionali stretti da Vico Magistretti con alcune della più importanti aziende di design italiane. Storie di progetti e invenzioni che raccontano di collaborazioni in cui “si rischiava tutti e due” dice Magistretti in una intervista ricordando il fermento degli anni ’60, anni in cui produttore e designer lavoravano insieme per sperimentare un nuovo modo di concepire il design applicato agli oggetti dell’abitare.
Collaborazioni storiche a partire da quella con Artemide. Nascono pezzi che aderendo alla convinzione di Magistretti per cui un oggetto di buon design doveva durare a lungo, 50 o anche 100 anni, hanno fatto la storia e sono rimasti nella storia. Come la lampada Eclisse, un oggetto meraviglioso che abita ancor oggi in moltissime case del mondo. “Eclisse è nata dal ricordo delle lampade dei ladri: la lantane cieca. Quella che si vede in certi film come i Miserabili, con dietro una candela e uno sportello che si apre e si chiude. Si vede anche nelle classiche illustrazioni di Pinocchio: i ladri con gli occhi bianchi e i vestiti neri, hanno la lanterna cieca. Ma è un po’ così anche la lampada dei minatori.”
O la famosa sedia Selene. “Il mio desiderio è sempre di non fare stranezze, di non calcare il pedale sulla tecnologia come fanno spesso i francesi che amano cose futuribili. Futuribile è la parola che più odio. La chiave della Selene è stata la sezione della gamba. Ho affrontato questo tema usando nella maniera più corretta possibile, credo, una tecnologia senza farmi condizionare né motivare dalla modernità della tecnologia.”
Altro sodalizio importante quello con Schiffini, dal quale nascono cucine intramontabili come la Cina, con la sua purezza formale, o la Cinqueterre, con le innovative doghe orizzontali in alluminio estremamente funzionali, fatte apposta perché non si addensasse la polvere. Ricordano Carlo ed Enrico Schiffini “Le riunioni di lavoro erano quanto di più informale si potesse immaginare con Vico che, mentre noi parlavamo dei nostri punti di vista, iniziava a schizzare su un foglio bianco, seguendo un duo pensiero, che lo portava anche molto lontano da dove eravamo partiti. All’improvviso prendeva corpo la soluzione, consistente in pochi schizzi che però esprimevano chiaramente un concetto, un’innovazione, mai solo un aspetto formale. Anzi, la forma all’inizio importava assai poco perché essenziale era l’idea innovativa, o concetto, appunto. E se guardate tutti i prodotti che Vico ha disegnato nel corso della sua vita , non troverete mai il compiacimento per la forma.”
C’è poi il felice matrimonio con De Padova, l’incontro dell’architetto milanese con l’azienda milanese per eccellenza nel mondo. Nella città di Milano, che in quegli anni era caratterizzata da una fitta rete di artigianato qualificato che si stava trasformando in produzione industriale, nascono capolavori come il celeberrimo tavolo Vidun, l’ancora attualissima sedia Silver, la libreria Tani Moto che assimilando temi di ispirazione nipponica fa dell’elementarità e della semplicità formale i suo tratti caratteristici.
Altra collaborazione importante quella con Flou che ebbe inizio nel 1978 con l’idea di un nuovo letto. Vede la luce Natalie, il rivoluzionario letto imbottito, il primo in assoluto. E nel 1993 Tadao un letto che, prendendo spunto da una tapparella in legno che si arrotola, si sviluppa con una serie di larghe doghe che fungono da base d’appoggio per il materasso segnando così una tappa determinante nella storia del letto contemporaneo.
Infine una lunga partnership, durata 30 anni, con Oluce. Anni in cui viene scritta una storia insostituibile e unica che si muove lungo la direttrice di quel principio ispiratore che permea tutto il lavoro di Magistretti: la semplificazione. E’ il caso della lampada Atollo, basica ed essenziale, autentica icona del design contemporaneo.
L’altra parte della mostra è dedicata allo studio del Maestro, al suo spazio creativo in cui la vita professionale si interseca con quella personale degli affetti, dei luoghi, dell’apparente disordine. Nei pannelli di legno appesi alle pareti ci sono progetti, fotocopie, disegni (anche quelli della nipotina), schizzi, appunti scritti ovunque perché quando arrivava l’ispirazione non ci si poteva sottrarre all’urgenza di disegnare, al bisogno di scavare sempre più in fondo, per trovare ed esprimere l’anima, l’essenza dell’oggetto, o meglio definire quella possibile altra realtà che esiste dietro alla realtà visibile. “La lampada Eclisse, che ha vinto il Compasso d’Oro” racconta Ernesto Gismondi “l’aveva schizzata su un biglietto per appunti. Non disegnava a computer. Quando gli balenava in mente un’idea la fermava subito sul primo pezzo di carta che gli capitava tra le mani e molto spesso la spiegava per telefono.”
Concludono la mostra i due video Dimmi di Vico; quello in cui Patricia Urquiola, architetto e designer e Stefano Boeri, architetto e urbanista, raccontano gli ambienti dello studio e la persona attingendo ai loro ricordi e alla loro esperienza professionale. E la video intervista che regala il privilegio di ascoltare le parole di Magistretti, mentre si racconta e racconta il design italiano nel mondo, comodamente seduti su due dei suoi progetti per De Padova: il divano Raffles del 1988 e la poltrona Louisiana del 1993.
Un omaggio all’uomo che aveva trovato nel design e nell’architettura la propria espressione di vita e che ha saputo dargli forma compiuta, forma durevole nel tempo. Forma di emozione.
“Credo non si possa vivere senza emozioni. Quando qualcuno ti dà un’emozione, gli sei grato per tutta la vita. Poi le emozioni sono uguali nella poesia greca, nel cinema, sono la Messa in sol di Mozart, sono gratitudine che hai verso la vita.”
Desidero ringraziare Luigi Caroppo di Berni Studio per avermi illustrato il percorso della mostra. “Archivio in viaggio” sarà visitabile fino al 15 maggio a Parma presso Palazzo Pigorini.
Tutte le foto sono di Fabio Bottini che ringrazio per la collaborazione.