Affermava Philippe Starck durante una conversazione con Elisabeth Laville (uno nei maggiori esperti europei nello sviluppo sostenibile e fondatrice nel 1993 di Utopies – ndr) pubblicata su un numero speciale di La Lettre d’Utopies/Design Responsable, in riferimento al ruolo del designer oggigiorno e al diritto all’esistenza del prodotto, che: “bisogna sostituire la bellezza, un concetto culturale, con la bontà, un concetto umanista.”
Manifesto di un pensiero saldamente ancorato alla convinzione che la produzione non debba essere un fine a sé stante, ma solo un mezzo. E che il vero scopo, lo scopo ultimo del design, debba essere l’umanità, il cui criterio fondamentale è l’amore.
Facendo l’esercizio intellettuale di riposizionare questi concetti e provando a sostituire la parola design con la parola moda, succede di incappare in quella miscellanea perfetta di espressione artistica e funzionalità profonda che conosciamo con il nome di ZUCCa.
Lanciato nel 1988, il brand propone una rivisitazione in chiave contemporanea dei fondamentali del vestire perseguendo quell’estetica dell’inatteso e del sorprendente che si rivela quando l’esperienza del bello e l’esperienza dell’utile si fondono insieme. Parliamo di beautility appunto, anche alludendo alla nuova collezione di accessori che ha eletto la Iconic Buckled Bag a sua protagonista.
Resistente, leggera, tasche all’interno e sul retro, declinabile in diversi modelli, colori e dimensioni, questa borsa spicca per l’equilibrio e l’armonia delle forme, per quel convergere di ragione e sentimento, di corpo e anima, di foggia e funzione di cui si diceva. Perché, ancora mutuando dal design, l’oggetto deve certo rispettare determinati criteri di qualità e longevità, ma deve soprattutto servire la persona che lo possiede, permetterle di esprimere appieno sé stessa, anziché occultarla dietro un logo.
Grazie alla sua peculiare capacità di dialogo con le altre discipline, frammenti che convivono e si intersecano senza conflitto con la moda, ZUCCa ha da poco celebrato il trentesimo anniversario chiamando a raccolta, a Tokyo, trenta affermati creativi giapponesi – stilisti, fotografi, musicisti, attori, art director – chiedendo loro una interpretazione libera e personale della “Buckle Bag series”, immersi nell’atmosfera colorata e onirica creata per l’occasione dall’artista Takuro Tamayama.
Il risultato? Un oggetto per non consumatori, per ribelli moderni determinati a contrastare la barbarica aggressione della cultura del non gusto e del volgare. Motivati ad arginare la pratica diffusa di mascherarsi per non esistere quando invece è fondamentale ri-esistere per non scomparire.
Desidero ringraziare per la cortese collaborazione Daniela Ugolini, A-net
Crediti:
ZUCCa – sito web – Instagram – Facebook
Foto di Alberto Nidola
Orecchini Aumorfia